Articoli su Giovanni Papini

2016


Luigi Iannone

L'Omo Salvatico: Giovanni Papini contro la modernità

Pubblicato in: Nazione Futura.
Data: 11 novembre 2016




Solo il primo ‘900 ci ha fornito un numero così alto numero di intelletti brillanti e controcorrente. Altre epoche storiche sono state gravide di ingegni, ma quei decenni furono una fucina vorticosa di talenti, una miscela esplosiva di individualità che raramente fecero sintesi e che, tuttavia, ancor oggi si stagliano molti metri al di sopra delle tante mezze calzette che, in specie dal secondo dopo guerra in poi, ci siamo dovuti sorbire.

Se ci soffermiamo sulla Toscana di quel periodo non possiamo che rimanere estasiati per qualità e quantità di intellettuali fuori dagli schemi, fibrillazioni editoriali e sovreccitazioni politiche. Domenico Giuliotti e Giovanni Papini furono alcuni dei più noti di quegli agitatori culturali. Papini attraversò tante avventure intellettuali ed alcune delle più importanti insieme al suo sodale amico-nemico Giuseppe Prezzolini. Assunse posizioni tra le più variegate e le difese con la stessa rabbia e virulenza con la quale, fino ad un attimo prima, aveva esercitato nei loro confronti l’acredine più feroce. Giuliotti non seguì quel percorso ondivago. Possiamo essenzialmente ricordarlo per la intransigenza cattolica, per il suo anticonformismo rigidamente religioso.

Eppure il fatto che i due si siano incrociati e non si siano ‘dati di mano o di fioretto’ è già un dato straordinario. Le scazzottate e i duelli erano all’ordine del giorno anche tra redattori dello stesso giornale. Le Giubbe Rosse di Firenze furono teatro di scontri memorabili. E perciò è ancora più strano che i due si mettessero insieme per organizzare una sorta di mastodontica Contro-Enciclopedia sulla base di un cattolicesimo intransigente, sulle corde di un Bloy o di un Maurras. Una colossale opera che doveva mettere paletti alle idee della tradizione e della identità e in definitiva intentare una protesta “contro il mondo moderno, contro il mondo quale s’è venuto disfacendo da cinque secoli a questa parte”.

E di mastodontica e colossale impresa si trattava visto che il Dizionario dell’omo salvatico (così lo chiamarono) non andò oltre due sole lettere, la ‘A’ e la ‘B’. Due lettere precedute da 12 dediche (da Al lettore benigno ad Ai superiori) che fanno intendere la straordinarietà dell’idea e allo stesso tempo la speciale singolarità del progetto. Quasi quattrocento pagine per due sole lettere in cui l’ironia si fonde con il sarcasmo, la veemenza con il rigore, oltre alla ingordigia verbale visto che, facendo un rapido e superficiale calcolo, questa enciclopedia sarebbe dovuta essere di circa 5000pagine.

La casa editrice Il Cerchio di Rimini, con l’ottima prefazione di Mario Bernardi Guardi, propone questa pubblicazione che alle menti distratte e ottenebrate può sembrare inutile. E invece no, perché in queste pagine si incrociano le vicende di un secolo, o almeno si intuiscono grazie all’infuocata bellezza delle parole.

Già la prefazione del toscano Bernardi Guardi richiama un gustosità diversa dalle abituali introduzioni a libri di questo tipo. Egli incrocia il vissuto personale e i propri studi con tutto quel mondo in fibrillazione di cui dicevamo all’inizio. Il mondo de La Voce ma anche del Futurismo, le bandiere rosse dei primi scioperi e quelle nere dei primi fasci di combattimento, la filosofia di Croce e quella di Gentile, la Rivoluzione Liberale di Gobetti, e poi Lacerba, e molto altro ancora. A ben vedere, tutto e il contrario di tutto. Eppure, fermenti che disseminarono lungo tutto il novecento suggestioni feconde.

L’idea dell’omo salvatico, cioè dell’uomo che fugge nel bosco, o meglio che si ripara nel ventre della natura dalla civiltà corrotta e pervertita, è controcanto evidente alla Enciclopedia degli illuministi ed alla loro opera di indottrinamento dispiegatasi tra settecento ed ottocento: «All’Omo Salvatico sembra i due secoli siano stati egualmente nefasti. Uno ci dette Voltaire e l’altro Renan, che fu un Voltaire più dotto ma più ipocrita; il settecento ebbe il Terrore e l’ottocento la Comune; il primo scaraventò sul mondo l’Enciclopedia e il secondo i libri di Hegel, Haeckel e Nietzsche; uno inventò la democrazia e l’altro l’applicò fino alla nausea».

Insomma, Papini aveva attraversato la magica e tormentosa fase delle riviste fiorentine. Giuliotti aveva pubblicato L’ora di Barabba, una sorta di premessa all’Omo Salvatico che era un atto di accusa alla Libertà, alla Democrazia, alla Scienza, alla Civiltà: «dopo venti secoli, Gesù è ancora in agonia sulla Croce, solo. […] Ma Barabba, assolto, illuminato dai suoi delitti, conquista il mondo. Queste pagine sono state scritte ed appaiono durante la sua marcia infernale». Accusa che ritroveremo sin dalle prime righe del Dizionario dell’omo salvatico dove si assapora una violenza verbale inaudita. E fa bene Bernardi Guardi ad avvertire il lettore che queste pagine sono dense di suggestioni che non possono essere lasciate all’oblio. Ma forse proprio questa loro forza ne fu anche rovina. Molto probabilmente, oltre alle vicende personali, al mancato completamento dell’opera contribuì l’incapacità di tenere quel ritmo di accesa e aggressiva retorica e perciò sostenerlo per migliaia di pagine. Ma questa è un’altra storia.

Ecco alcune voci che il lettore troverà nel Dizionario:

ACHEI

Gi Achei dai belli schinieri dovevano essere gente molto manesca e disoccupata se ammazzarono e si fecero ammazzare dieci anni di fila per restituire a un marito poco spartano un’adulterata invecchiata.

AMICA

E’ quella stessa scrofa (liberamente accoppiata col solito porco in guanti gialli) che, una volta, le persone educate chiamavano concubina e le sboccate, ma oneste donne del popolo, puttana.

Amica è un ipocrita eufemismo recente col quale si caramella una pallottola di sterco

BENEDIRE

Che cosa?

Impossibile benedire qualche cosa; giacché, nonostante il contrario avviso degli stessi preti, il mondo, tutto quanto, non è più che l’anticamera dell’Inferno

BENEFICENZA

Surrogato diabolico della Carità.


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